WE HAVE A DREAM Il teatro del mondo
WE HAVE A DREAM
Il teatro del mondo
Tutto il mondo è un palcoscenico, sosteneva un certo Shakespeare, e Aldo Rossi proponeva alla Biennale di Venezia del 1979 quel suo teatro del mondo, galleggiante, nomade, un’isola pronta a formare e sciogliere arcipelaghi di senso, uno spazio da riempire e svuotare a piacimento.
Sui palcoscenici di Ravenna – quello dell’ottocentesco Teatro Alighieri, quello dell’ex-convento di Santa Caterina che è oggi il Teatro Rasi, quello ideale tracciato sulle rovine dell’antico Porto di Classe – sfila l’umanità nei suoi volti più riconoscibili: padri, madri, figli, fratelli, sorelle, reali o ideali.
In Lettere a Nour (14 giugno) il padre è un filosofo di fede islamica, Nour è la figlia fuggita in Siria per raggiungere l’uomo che ama, un militante dell’Isis; sono palestinesi le donne – le madri – unite dal dolore per la perdita di un figlio nella preghiera a Maryam (6, 7 luglio), la Maria dell’Islam.
Il pianto per la perdita del fratello Polinice cui è negata sepoltura percorre invece l’Antigone di Sofocle, riletta per l’Antigone Quartet Concerto (10, 11 luglio).
Quasi due (stralunati e irresistibili) fratelli sono invece Samuel Beckett e Alberto Giacometti, che vegliano su Sinfonia Beckettiana (21 giugno); quasi due sorelle le amiche uscite dalle pagine de L’amica geniale di Elena Ferrante per Storia di un’amicizia (5 luglio).
Ancora Napoli, bella e terribile madre dai mille volti, è lo sfondo di un altro gemellaggio di sensibilità – post-moderna, da società dei mass media e della simulazione diffusa – per i tre interpreti di Tango Glaciale Reloaded (1 luglio).